martedì 22 aprile 2008

Note sulla democrazia (1)

Questo post è stato spostato più volte all'interno del blog.
Il motivo è dovuto alla sempre più forte attualità del suo contenuto, dal momento che contro l'ipocrisia del potere (politico, ma anche delle grandi aziende e della criminalità organizzata in un coacervo difficilmente distinguibile come sostiene il Generale Fabio Mini nel suo libro La guerra dopo la guerra, Einaudi 2003) nulla possono i normali cittadini, nè con la protesta pacifica nè con lo strumento del voto, che si sta rivelando sempre più una farsa o, quanto meno, un rito svuotato di contenuti e, dunque, a maggior ragione, una farsa e una beffa alla ragione umana.


... Infine noi non attacchiamo la democrazia sulla linea che partendo da De Maistre si arram­pica, attraverso Nietzsche, fino a … e agli infiniti altri che fanno cari­co alla liberaldemocrazia della straordinaria de­cadenza, soprattutto morale, della società mo­derna.
Non è la decadenza, morale o meno, che ci interessa qui. Ma la coerenza. Noi crediamo che tutti i sistemi siano più o meno buoni, o che co­munque abbiano la possibilità di reggere, a se­conda che rispettino le premesse e i postulati su cui poggiano o affermano di farlo. Se questa coerenza non c'è, o viene meno, il sistema, pri­ma o poi, crolla. Non perché perda la legittimi­tà - … - ma la credenza nella sua legittimità da par­te di coloro che vi sono sottoposti.
Il féudalesimo ha funzionato discretamente per parecchi secoli, in Europa. I patti erano chiari. I contadi­ni e gli artigiani lavoravano e mantenevano la comunità, i signori, in cambio, avevano però due obblighi precisi: dovevano difendere il ter­ritorio … e amministrare la giustizia nei loro feudi. Quan­do delegano ad altri il mestiere delle armi, lascia­no, di fatto, i loro castelli e si trasferiscono a Ver­sailles a fare, imparruccati, imbellettati e merlet­tati, i bellimbusti, la borghesia li caccerà, giusta­mente, a pedate nel sedere.
Temo che la democrazia sia su questa strada. …
La democrazia rappresentativa, liberale, borghese, insomma la "democrazia reale" come la conosciamo e la vi­viamo, e che è attualmente egemone, non è la democrazia. È una finzione. Una parodia. Un imbroglio. Una frode. Una truffa. Noi la defi­niamo in modo brutale, e in una prima appros­simazione che pecca per difetto (perché, come vedremo, la realtà è persino peggiore): «un mo­do per metterlo nel culo alla gente col suo con­senso». (pag. 29-31)

Secondo la vulgata gli elementi considerati essenziali, e minimali, per l'esistenza della de­mocrazia sono: 1) Il voto deve essere uguale. E’ il concetto che gli anglosassoni esprimono col distico one man, one vote, un uomo un voto. … 2) Il vo­to deve essere libero. Deve cioè essere conse­guenza di una scelta spontanea, consapevole fra opzioni effettivamente diverse. I governanti de­vono avere un reale consenso da parte dei go­vernati. 3) I governati devono essere in grado di esercitare un controllo sull'attività e sulle deci­sioni dei governanti. 4) Questi atti devono esse­re pubblici e trasparenti. 5) Il rispetto di proce­dure predeterminate. 6) L'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. 7) La democrazia, come quasi ogni altro sistema (…), rifiuta la violenza come meto­do di risoluzione dei conflitti politici e privati e la sostituisce, per i primi, con elezioni a suffragio universale e con l’imperio della legge per i secondi. (pag.52-53)

La classe politica de­mocratica è formata da persone che hanno co­me elemento di distinzione unicamente, e tauto­logicamente, quello di fare politica. La loro le­gittimazione è tutta interna al meccanismo poli­tico che le ha prodotte. Sono i professionisti del­la politica, che vivono di politica e sulla politica secondo la lucida e spietata analisi di Max We­ber che scrive «di politica come professione vi­ve chi tende a farne una duratura forma di gua­dagno» …. Poiché non è necessaria alcuna qualità pre­politica la selezione della nomenklatura è auto­referenziale, puramente burocratica, avviene all'interno degli apparati di partito attraverso lot­te oscure, feroci, degradanti, spesso truffaldine. …
Nota Tocqueville: «Nella democrazia i sem­plici cittadini vedono un uomo uscire dalle loro file e giungere in pochi anni alla ricchezza e alla potenza; questo spettacolo suscita la loro sor­presa e la loro invidia, essi ricercano in che mo­do colui che era un loro uguale sia oggi investi­to del diritto di dirigerli». Vediamo e sentia­mo i nostri governanti simili a noi e forse, a tor­to o a ragione, peggiori di noi e li disprezziamo. Sartori scrive che «noi valutiamo gli uomini, ri­fiutiamo di obbedire a chi disprezziamo». La democrazia dimostra che è vero il contrario: si ubbidisce anche a chi si disprezza. E se la cre­denza nella legittimità del sistema democratico può restare sufficientemente alta da tenerlo in piedi, quella delle persone che concretamente lo incarnano è quasi nulla". (pag. 57-58)

(1) - Tratto da: Massimo Fini, Sudditi – Manifesto contro la democrazia, Marsilio, 2004.

sabato 19 aprile 2008

Le eterne domande della vita

Ora la speranza è che non ci si debba occupare dello smaltimento dei rifiuti. Dove collocarli? Meglio fare una raccolta differenziata? Quale discarica impiegare? No ... perchè di pericolosi e nocivi ce ne sono, e alcuni sono altamente tossici.

Tra i verdi, ad esempio, c'era il principio dell'ecologia della politica e di quello del ricambio (20 anni fa), ma con Pecoraro si è bloccato tutto, specie dopo il congresso di Chianciano del 1999, dove fece pesare per la sua presidenza (allora c'era Grazia Francescato) circa 4000 tessere e relativi delegati della provincia di Salerno (per confronto, la provincia di Ancona, dopo numerose battaglie ambientaliste, aveva appena 200 iscritti).

Che dispiacere aver perso la meravigliosa Grazia Francescato a capo del partito, così attenta e sensibile, e poi una donna !!!

Ma, ohibò ... (pragmatismo delle donne) dopo poco la ritroviamo alla presidenza della società dell'IRI incaricata della bonifica dell'area ex Italsider di Bagnoli a Napoli.

Vorrà il PD tenere alla larga anche i singoli membri dei partiti con cui non ha voluto fare coalizione? O con il solito buonismo, di cui solo Uolter è capace, si imbarcheranno anche quelli "senza lavoro", ai quali la terza domanda di Woody Allen non fa dormire la notte?

Magari per costoro c'è anche un premio di consolazione ... che sò !? ... la presidenza di un qualche ente, anche regionale, un posto qualsiasi per quelli di bocca buona, purché con tanto di gettone.

Così non solo potremmo dire di aver semplificato il sistema politico italiano, riportandolo a 20 anni fa con la dinamica Pci-Dc (e relativo saltinbanco Psi), ma addirittura potremmo dire di aver ripristinato le manovre di sottobanco, anche contro gli elettori, e se necessario si può sempre creare ex-novo un ente ... che sò ... un "Comitato per la tutela dell'uovo di gallina della Vallesina", con partecipazione al 98% della provincia. E' solo questione di fantasia !!!

mercoledì 16 aprile 2008

La Cina è vicina ... mamma li turchi!

Senza conoscere un solo ideogramma ho fatto qualche saggio nei siti di lingua cinese. Una pagina su due ha la desinenza “gov.cn”: forse indica che sono controllate dal governo? A prima vista si direbbe di si, in quanto i siti militari, ad esempio, sono ad accesso controllato, per cui le immagini raramente vengono fatte vedere in alta definizione, e più spesso sono sostituite dal logo del webmaster.
Quel che stupisce, invece, ma c’era da aspettarselo, è che tutto quanto abbiamo criticato nel nostro occidente sul ruolo destabilizzante della modernità e dei media c’è, pari pari, anche da loro. Pubblicità infarcita di sesso, atteggiamenti esibizionistici, protensione all’io più marcato.
Se si osservano siti non commerciali, invece, viene fuori una civiltà fatta di piccole cose come abiti dimessi, case non belle, anziani e bambini nei loro ambienti domestici essenziali (o per lo meno a noi sembrano essenziali).
Una Cina che guarda ad occidente per tanti aspetti, come non era mai accaduto nella sua storia trimillenaria, una Cina per la quale fino a ieri l’Europa non era che una modesta penisola del continente eurasiatico, come la penisola indiana, come la penisola indocinese, una penisola che si trova ad occidente della congiungente il Mar Baltico con il Mare Adriatico o, se vogliamo essere generosi, della congiungente il Mar Baltico con il Mar Nero. Una Cina che con Mao aveva rivoluzionato il modo di leggere la realtà politica ed economica, con una particolare attenzione al fare e all’essere, e con una forte impronta al “miglioramento continuo”, che i giapponesi venivano chiamando Kaizen, e che in Europa non arrivò che nel 1984. Una Cina che, anche nei visi delle modelle, imita le dive delle passerelle europee, evitando i tratti fortemente cinesi e, ancor più, quelli mongoli.
E così importa modelli di vita che non aveva mai cercato prima di 30 anni fa. Modelli che non hanno radicamento nel paese. E la molla che ha fatto scattare tutto ciò, a me pare doversi cercare nella vanità, vero elemento destabilizzante innestato bruscamente nel sistema di potere civile e religioso, che per loro è la stessa cosa, del confucianesimo, con lo scopo di modernizzare il paese e, specie dopo la morte di Mao, per avviare un’economia capitalistica, anche se a direzione centralizzata.

Certo, la “naturale” sottomissione confuciana del singolo alle gerarchie di villaggio cominciava a pesare, specie dopo la rivoluzione culturale, ma aver soppiantato quel modello con uno che ai più anziani potrebbe sembrare importato direttamente da Marte non sembra foriero di belle cose. E’ vero che solo un terzo della popolazione cinese vive la modernità, ma è sempre una massa pari all’Europa dei 25, cioè mezzo miliardo di anime. E mentre l’Europa è alle prese con la modernità da oltre 2 secoli, ed ha potuto sperimentare qualche dispositivo alleviatore e metabolizzare qualche “effetto collaterale”, la Cina lo è solo da 30 anni. Su una sola generazione cinese si stanno accumulando problemi che l'Europa ha potuto diluire su sette generazioni. E il tutto non è solo questione di numeri o di know-how, ma viene investita la naturale capacità di assorbimento dei cambiamenti da parte delle comunità umane e di tutto il sistema biologico e geologico che ci sta intorno.
Se Spengler potesse aggiungere un capitolo di aggiornamento al suo libro maggiore, su questo boom della Cina, forse direbbe ancora che l’occidente è dappertutto e che il tramonto di questa civiltà è planetario, ma con toni più decisi che nel 1917. Ci sono tutti i segni che l’imminenza di questo tramonto sia da estendersi in ogni angolo della terra: decine e decine di megalopoli abitate da decine di milioni di presunti cittadini che sembrano ancora peggio dei diseredati della terra nell’Inghilterra vittoriana che non gli ordinati abitanti di una polis greca.
Invece di popoli ordinati e coerenti con il proprio territorio dal quale traggono le risorse materiali e spirituali, si hanno parassiti sradicati da ogni cultura e da ogni morale, salvo quella minima di riconoscere nell’altro la pura animalità per tenersene alla larga, come negli stadi attuali che ricordano la sete di sangue dei giochi gladiatori. Grandi popoli, un tempo, oggi dispersi ai quattro angoli del pianeta in cerca di fortuna o, più semplicemente, di un legittimo benessere che nessun paese ospitante potrà dargli. Questo è il processo spirituale ultimo di una civiltà – dice Spengler. Ovviamente la fine non è cronologicamente prevedibile, poiché può dipendere da cause accidentali che possono far evolvere assai bruscamente una situazione che sembrava stabilizzata.
E la valanga di un paese che, misurato con il Pil, cresce del 10-11% all’anno e questo, ormai, da oltre 10 anni, non può che destare qualche perplessità, specie se sommato al +9% del Pil dell’India, e al +4% del Pil del Sud-Est Asiatico (che da solo ha la stessa popolazione ed estensione dell’Europa dei 25). Basti pensare alla recentissima “rivolta del pane” scoppiata in parecchi paesi in tutto il mondo, dalla Thailandia, all’Egitto, dal Bangladesh all’Argentina, dovuta all’impiego delle risorse alimentari per farne combustibile per autotrazione, o come merce di scambio internazionale per ottenere petrolio, che ha fatto alzare i prezzi degli alimenti base anche del 50% in pochi mesi.
Non è il caso di ipotizzare un termine a questo caos, in quanto ci siamo dentro fino al collo, e annaspiamo come dannati in cerca di soluzioni tecnologiche o finanziarie che risolvono solo momentaneamente quel problema, ma che ne innesca altri la cui evidenza a volte viene alla luce non subito ma solo dopo qualche anno o decennio, e che "col senno del poi" diremo che sono peggiori dei mali che allora pretendevano di curare.
Anche le Olimpiadi, un tempo “giochi di capacità fisica e mentale tra persone”, ma che da un secolo sono solo una vetrina delle capacità tecnologiche del paese ospitante, non sembrano aiutare la Cina ad inserirsi tra le nazioni civili, soprattutto per l’ostilità di queste che vedono in quel +11% del Pil, un pericolo, ma prendendo a pretesto la questione tibetana. Ma pensate, se la Cina dovesse interferire nelle rivendicazioni di autonomia della Sardegna, o della Corsica, o dei Paesi Baschi, o dell’Irlanda del Nord, o della Vallonia, tanto per fare qualche esempio in casa nostra, cosa potremmo dire?
Intanto, al termine del 2007 la Cina ha superato gli USA in numero di connessioni internet.

martedì 15 aprile 2008

Animatori del Club Vacanze

Potete metterci la mano sul fuoco: i turisti del club siamo noi, gli animatori sono loro, ma il padrone del club, chi è? O meglio, la fattura che dovremo pagare, a chi è intestata?
Qualcuno ha solo aspirato ad un posticino di animatore, ma non ce l'ha fatta. Salta il turno, come al gioco dell'oca, forse andrà meglio la prossima. A volte la stupidità e la presunzione che 2 + 2 fa 4, in politica gioca brutti scherzi: 2 + 2 fa 2 !!! E se si tenta di fare 2 + 2 + 2, non si ottiene 6, ma sempre 2, a causa di uno stupido in più, che evidentemente sposta poco.

sabato 12 aprile 2008

Ageometretos medeěs eisíto

Era scritto sulla porta dell'Accademia, nella grecia classica, e tutti concordavano, anche Platone, che "non entri chi non è inoltrato alla geometria". In effetti, oggi la geometria è una scienza così poco praticata nonostante i programmi scolastici si profondano di dire il contrario.
Gaudì (1852-1926), al di là del fatto che è stato interpretato come un visionario romantico e pazzoide, e imitato in provincia, anche in Italia, da tanti bricoleur del mattoncino a vista, era un profondo conoscitore delle nuove geometrie evidenziate nel corso della metà del XIX secolo.
Lobacevskij (1792-1859) e Bolyai (1802-1860) per primi, ma indipendentemente, formularono i principi delle geometrie "non euclidee", poi Gauss (1777-1855) e Riemann (1826-1866) approfondirono l'argomento, mentre Minkowski (1864-1909) e Ricci-Curbastro (1853-1925), mediante tale strumentazione teorica, posero le basi matematiche per le scoperte di Einstein (1879-1955) che formulò la teoria della relatività ristretta nel 1905.
Gaudì fu promosso all'esame di laurea di architetto con un giudizio da parte della commissione esaminatrice del tipo "... non ci abbiamo capito niente. Comunque, nel dubbio, lo promuoviamo, tanto se è un pazzo non riuscirà a fare danno alcuno perchè nessuno lo prenderà in considerazione, mentre se realmente è un genio, allora non possiamo privare la società della sua opera.".
In effetti, Gaudì espose una tesi sulle nuove geometrie e sulle applicazioni di esse nelle costruzioni. Fin dagli anni 1880-1895, Gaudì applicò per la prima volta nella storia dell'architettura la forma detta "iperboloide ad una falda" (http://it.wikipedia.org/wiki/Iperboloide) (nella foto di oggi si vedono una serie di imbuti disposti attorno a quello maggiore) nelle sue costruzioni contemporaneamente, ma indipendentemente, all'ingegnere russo Vladimir Shùjov (1853-1939).
In seguito applicò anche la forma detta "paraboloide iperbolico" (http://it.wikipedia.org/wiki/Paraboloide) (nella stessa foto se ne vedono le cassaforme di due in primo piano a destra), e nella Sagrada Familia a Barcellona fece ampio uso di tali superfici geometriche che sono chiamate anche "quadriche rigate" per il fato che possono essere realizzate facilmente con l'impiego di elementi lineari, come travi di legno e fili tesi.
Ma non solo tali geometrie applicò, il Nostro, nella Sagrada Familia, ma impiegò anche la forma detta "arco catenario" (http://it.wikipedia.org/wiki/Arco_catenario) o più semplicemente "catenaria" (http://it.wikipedia.org/wiki/Catenaria), nella variante detta "rovescia", una forma in cui gli sforzi nei vari conci dell'arco sono esclusivamente di compressione e, quindi, consentono di ottimizzare al minimo le sezioni resistenti. Nella seconda foto, infatti, desta meraviglia la sottigliezza dei piloni che seguono la forma della catenaria rovescia e sostengono una serie di superfici a doppia curvatura come sono il paraboloide iperbolico e l'iperboloide ad una falda.
E non è un caso che Gaudì impiegò proprio allora l'arco catenario rovescio, in quanto proprio in quegli anni la Scienza delle costruzioni, che gli architetti praticano sempre meno di quanto sarebbe necesario, mediante Jean Claude Barré de Saint-Venant (1797-1886), fisico francese, stava formulando la soluzione del problema elastico della trave, che Gaudì dimostra, nei fatti, di conoscere.
Da queste vicende si vede come la scienza e l'arte siano strettamente connesse, e come una possa costituire fonte di scoperta per l'altra.
Altre illustrazioni sulla geometria e sulla tecnologia della Sagrada Familia al sito: http://www.flickr.com/search/?q=paraboloide&w=22960062%40N05&m=pool o, in generale, al sito:

mercoledì 2 aprile 2008

Trasporto merci








E' con questi arnesi che portiamo a spasso merci qualsiasi per i mari del mondo. Un tempo i navigatori portavano merci rare da un continente all'altro, e non pomodori, mozzarelle, magliette e altri prodotti che possono crescere o prodursi in ogni luogo della terra. E così occorrono navi sempre più grandi, aerei sempre più capienti, autostrade sempre più lunghe, linee ferroviarie sempre più veloci come le TAV, TGV, ecc..
I pomodori spagnoli vengono portati in Olanda, e quelli olandesi in Spagna, come se non si trattasse sempre di pomodori, buoni per fare solo qualche salsa. Ogni giorno 50 mila milanesi vanno a lavorare a Torino e 50 mila torinesi vanno a lavorare a Milano: si potrebbe fare in modo tale che ciascuno rimanga a lavorare nella propria città o che almeno una buona parte di quei 100 mila lavoratori possa farlo. Quanti sprechi in meno per i trasporti?!, Quante strade, autostrade, ferrovie, linee aeree in meno si potrebbero risparmiare nel mondo con un pò di programmazione?!
La modernità pare tutta svolgersi in questo frenetico spostarsi avanti e indietro per le vie del mondo, e se guardiamo la situazione dopo un giorno, dopo un anno, tutto è rimasto come prima, ma gli scarti irrecuperabili che tutto ciò comporta da qualche parte dovranno pure andare a finire?
La rivoluzione neolitica avvenne quasi senza alcuno spostamento di popoli, eppure l'idea dell'agricoltura fece il giro del continente euro-asiatico. La lingua ittita, oggi rinominata lingua indoeuropea, si impose dall'India all'Europa e dal Mar Rosso al Mar Baltico senza spostamento di popoli, forte solo delle sue capacità espressive.
Oggi si spostano masse sempre più numerose di persone da un capo all'altro del mondo che, però, tornano ai loro luoghi con le stesse idee di quando sono partite perchè non sono andate a cercare e a capire le culture diverse dalla nostra. Infatti, questi girovaghi del turismo vogliono solo ritrovare nei luoghi lontani ciò che avevano a casa loro: una colazione con cappuccino e cornetto se si tratta di romani, due uova con pancetta se si tratta di inglesi, un albergo come ce l'hanno qui, uno spettacolo indigeno come si può vedere anche da noi.
Ma volete mettere ... il confronto da brivido ... nel raccontare nel bar sotto casa di essere stati su una spiaggia con la sabbia "così e così", di aver visto un cielo di colore "così e così" ... (salvo, poi, che qualcuno deve rimediare a tanti sprechi e rifiuti).

martedì 1 aprile 2008

La cinesina milanese


















Ho le tasche del giaccone piene delle mie carabattole,
sigari, caramelle, la Szymborska in 25 miti,
e poi il cellulare, la fotocamera, il taccuino su cui scrivo,
questa penna che sopravanza le idee.
Se ho le tasche piene di carabattole non è perché sono povero,
mi sento ricco perché non do fastidio a nessuno,
si direbbe che sono autonomo, ma non pare nemmeno così.
Qui di fronte s’è seduta una cinesina vestita alla milanese
che ripete p come pane, c come casa, m come montagna,
ha lo sguardo loscamente ingenuo di chi non sa cos’è,
né cinese, né milanese.
E io, poi? Forse milanese per un giorno, forse bipede,
ma seduto con ordine sulla panchina di legno.
Nei palazzi di fronte ogni tanto s’alza una tapparella,
qualcuno si rischiara la voce scatarrando due tre volte,
poi giunge un bambino che vuole la nonna sullo scivolo.
Ma sé matt?!
Motorette e berline ordinate sulla Padana Superiore.
Le scope del Road House Grill si agitano nei secchioni.
Non ci sono quadrupedi qui, e nemmeno campane.
Di colpo risuona il rombo di una moto tra i palazzi,
pare arrivata la morte delle motocarrozzelle naziste
come riferisce mia madre per ricordo, qualche volta.
La Pasquetta qui è diversa da quella dell’anno scorso,
non ci sono indiani bronzati qui, nessuno ha dormito sui cartoni,
non ci sono nemmeno i cartoni, né le cartacce.
Le cornacchie sulle antenne TV si godono il sole.
Spiaggia, spiaggia, spiaggia, ripete la cinesina ignara,
alle prese con una lingua lontana quanto la sua.
(24 marzo 2008)