giovedì 29 maggio 2008

Riflessioni antropologiche sulle borgate romane

Che le borgate romane siano abbandonate a se stesse non è una novità. Manca un efficiente servizio di pulizia dei luoghi pubblici. I trasporti sono pessimi, per cui ad un minor costo delle case corrispondono maggiori tempi di percorrenza che si scaricano sui cittadini, mentre i maggiori costi del servizio sono sostenuti dalla collettività. L'aria è inquinata, specialmente sulle strade principali e in corrispondenza dei semafori che sono fitti.

Un servizio di polizia non c'è e qualcuno tenta di fare da solo. Lo stato non presta questo servizio nei quartieri poveri e periferici, la sicurezza risulta un servizio riservato solo ai quartieri bene. Questo è un altro modo di concentrare la ricchezza, se la sicurezza, come lo è, deve intendersi una ricchezza per chi ne gode. E' un pò come nella sanità che non è un servizio allo stesso modo per tutti i cittadini. E' come nella scuola pubblica, dove la periferia presenta le scuole meno dotate e al centro, al contrario, sono ben dotate perchè frequentate dai figli della piccola borghesia rampante ed esigente.

Non c'è nemmeno un servizio di polizia antidroga, per cui il traffico di droga e lo spaccio avvengono quasi alla luce del sole. Basterebbe un minimo di intelligence per mettere alle corde questo tipo di delinquenza. Anche la prostituzione avviene alla luce del sole e dei lampioni nonostante le segnalazioni e la mobilitazione dei residenti. Se poi c'è la miscela di droga e prostituzione e, maragi, il furto, la faccenda si complica molto. Ci si limita a qualche retata che sembra più fatta a scopo consolatorio che per colpire gli effettivi mandanti, almeno quelli di primo livello. Grande rumore per qualche giorno dopo il fattaccio per farsi registrare dai media, i quali accontentano l'opinione pubblica, poi calma piatta fino al prossimo fattaccio, sapendo che non tarderà e, se per caso tarda, allora è meglio non indagare per niente, vuol dire che le cose se le risolvono da solo gli interessati.

L'educazione alla legalità nelle scuole o le dichiarazioni dei politici sulla necessità del ripristino della legalità paiono una vuota espressione verbale, dal momento che i cittadini e, peggio ancora, i bambini e i giovani vedono scorrere incessantemente, dalla nascita fino alla maturità e alla vecchiaia, un ambiente fatto di soprusi e intimidazioni e, talora, anche la presenza minacciosa della polizia che, ovviamente, in un tale contesto non può badare per il sottile.

Alcune riflessioni di carattere antropologico sarebbero necessarie relativamente alla vita delle periferie delle grandi e medie città italiane anche in relazione alla presenza di cittadini di altri paesi, comunitari e non, clandestini o regolari che siano. A Roma, ad esempio, ma non è diverso nelle altre città medie e grandi, ci sono centinaia di queste sacche dove c'è una vita civile alterata, una vita civile o, meglio, incivile, dove si formano dei gruppi che si sentono progressivamente sempre più padroni del territorio ed esercitano in modo sempre più sfacciato questa podestà, in primo luogo ai danni dei residenti locali che, invece, con il tempo si erano assestati su una convivenza da paese di campagna e, in secondo luogo, anche con chi si trova a passare di li per caso.
Negli anni '60 e '70 i protagonisti di questo spadroneggiare erano gli immigrati giovani arrivati dalle regioni italiane più povere che nel corso degli anni '70 e '80 si sono integrati con il lavoro e con la formazione della famiglia che ha fatto da "stabilizzatore", dietro i genitori anziani bisognosi di aiuto e davanti i figli da allevare. Oggi tale fenomeno riguarda i nuovi immigrati dal sud del mondo come dall'est Europa, fenomeno iniziato prima con i polacchi nei primi anni '90 (lavavetri), dopo la caduta del muro, e proseguito con i cinesi, gli albanesi, gli indiani, e gli altri immigrati dall'Africa. Oggi siamo nel pieno del fenomeno, a 10-15 anni dal suo inizio, e non è detto che si esaurisca nell'arco di altri 5-10 anni, poichè vi sono intere aree geografiche nel mondo, con miliardi di persone che hanno l'aspettativa di immigrare in una regione "ricca", mentre negli anni '60-70 questa aspettativa era limitata agli abitanti di 5-6 regioni italiane.
Se allora il fenomeno si è esaurito nell'arco di 20 anni, oggi non ne è prevedibile l'esito. Alla globalizzazione dell'economia e, soprattutto, delle risorse energetiche, infatti, si è aggiunta la globalizzazione del crimine organizzato come pure la globalizzazione dei cosiddetti interventi di "polizia internazionale" (come ebbe a definirli Andreotti) da parte del blocco occidentale, fatto di occupazione militare in aree economicamente strategiche del pianeta. Le intuizioni di Spengler del 1917 sembrano progressivamente attuarsi.

Per il momento si propongono alcune testimonianze a scopo di riflessione.
* Pigneto, la borgata amata da Pasolini in equilibrio tra ... . Ritratto un pò mieloso del quartiere (da repubblica.it del 25-5-08) Articolo
* Intervista al responsabile dell'aggressione etnica al Pigneto di Roma del 23 maggio scorso (da repubblica.it) Articolo Video Foto
* Intervista ad abitanti del quartiere Pigneto a seguito dell'aggressione (da repubblica.it, 29-5-08) Video
* Su Dario Chianelli il Pigneto si divide 'Ha sbagliato, ma qui c' è rabbia' (da repubblica.it, 30-5-08) Articolo
* L'intervista a Chianelli dopo essersi presentato alla polizia e il commento di un giornalista (YouTube) Video
* Le dichiarazioni di un cittadino e di un amministratore sui problemi del Pigneto (YouTube) Alla stessa pagina sono presenti numerosi altri video sul quartiere Video
* Rivelazioni di un giovane della banda del Pigneto sul clima pesante, con l'alcol e lo spaccio di droga (da repubblica.it, 30-5-08) Articolo
* E ora parte il 'Pigneto Tour' 'reality' sui luoghi del raid (da repubblica.it) Articolo del 31 maggio
* Via i transex dal Prenestino, la protesta dei residenti (da repubblica.it) Articolo del 18 maggio 2008
* Intervista del 21 maggio 2008 ad un operaio edile di una borgata romana e il difficile rapporto con il vicino campo nomadi (da mentecritica.net) Articolo

Altre notizie sono state raccolte da archivioviolenza.blogspot.com

Sull'aggressione del Pigneto occorre precisare i fatti, anche rispetto al precedente post del 23 maggio scorso in questo blog.
C'è uno scippo: il portafogli di una signora, che è la ex moglie di Dario Chianelli, viene trattenuto da un extracomunitario che non è estraneo al mondo dei piccoli spacciatori. Chianelli, sollecitato dalla signora, ne pretende la restituzione, mentre l'extracomunitario, con senso di sfida e di affronto, continua a trattenerlo, con l'evidente scopo di umiliare il Chianelli che deve presentarsi più volte secondo le indicazioni del primo.
Alla fine a Chianelli saltano i nervi e, siccome sia lo scippo che lo scippatore sembrano essere conosciuti nel quartiere, quando costui si presenta a volto scoperto all'extracomunitario per dare una specie di ultimatum per la restituzione del portafogli, gli si accodano alcuni giovani del quartiere a volto coperto che fanno scempio di diversi negozi, tutti gestiti da extracomunitari.

E' su questi elementi che occorre riflettere e capire il clima del luogo e i sentimenti che muovono le persone coinvolte: 1) la percezione che gli abitanti del Pigneto hanno rispetto alla sicurezza da scippi e furti, che sembra essere migliorata molto negli ultimi 15 anni; 2) l'extracomunitario sicuro di sé, detentore del portafogli, che il Chianelli rivuole; 3) il Chianelli con il suo passato e la sua amata presenza odierna nel quartiere; 4) l'ambiente del locale dove si incontrano più volte, e quello del bar che funge da ritrovo della comunità; 5) i giovani del quartiere che si sono aggregati spontaneamente al Chianelli senza essere sollecitati da questo e che poi eccedono nell'azione di sfida e intimudazione; 6) le testimonianze di solidarietà al Chianelli degli abitanti del quartiere raccolte dai cronisti qualche giorno dopo lo svolgimento del fatto.

Foto in alto: la corte di un condominio degli anni '70 al quartiere Prenestino di Roma. In basso: momenti del ritorno del Chianelli al quartiere Pigneto (da Repubblica, 30 maggio 2008).

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