domenica 20 giugno 2010

Ritratto a consumo

A misura di naso odoran d’ascelle,

a misura di naso l’hennè copre il dovuto del bianco.

A misura di un braccio

un improprio profumo le accomuna alle mestrue.

A misura di canna (di Montenovo)

non si vedono rughe né varici,

non odoran d’estrogeno, non emettono lampi dagli occhi.

Quel tanto da occultare il rigurgito,

la scollatura è presagio soltanto per la palpazione

mammografica annuale.

L’attillatura non tiene e la gorgia si mostra impietosa.

Anche il saluto con bacio diventa un’angoscia

e le belle sembianze cadono come un intonaco a calce.

Passano impettite su tacchetti a spillo

sbirciando gli sguardi come trent’anni prima.

Guardano l’orologio scappando dal nulla.

E’ ora di cena – pensano - ma ormai sole

si ricordano che nessuno le aspetta.

Salendo sull’autobus flessuose

e chiedendo un biglietto in vettura

s’assettano con destreggi sapienti e ormai stanchi

che nessuno apprezza più.

Senz’anima né istinti cercano un sorriso di casa.

Dopo il sonnecchiamento davanti alla TV

il coricamento avviene perpetuo e solenne

mostrando la schiena in vestaglia all’assente.

(settembre 2007)

Una poesia precedente postata qui.


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