lunedì 4 ottobre 2010

Flamen d'Appennino

LETTERA A GRAZIANO LIGI (su FaceBook)
Si ... il flamen dei monti ... anche su questo ho scritto anni fa una poesia ... il flamen che da nome a Flaminio che costruisce la Flaminia, ma tutto nasce da quelle specie di divinità che i latini pensavano fossero annidate nelle gole appenniniche e che sospiravano o soffiavano, per cui ancora adesso, ad esempio, in una delle tante buche intorno al Cucco, sul versante marchigiano di S.Felice, si sente la corrente d'aria che vi esce.
In effetti, se i latini "datano" da 3.000 anni fa, e l'uomo paleolitico sull'Appennino risale a 500.000 anni fa (Vallemontagnana e altri), ci avviciniamo come testimonianza storica o protostorica a quel milione di anni fa in cui l'Italia era una regione tropicale con poche terre emerse dal mare, dove vivevano anche gli ippopotami (la testa trovata al passo di Plestia, sui monti di Camerino, ed esposta al museo archeologico di Ancona), e poi un'altra data (si fa per dire) di 183 milioni di anni in cui si formano le rocce calcaree del Cucco sul fondo del mare, ai tempi dei dinosauri (ricorda l'Ittiosauro conservato al museo delle grotte di Frasassi).
E certo che nel sollevarsi, quelle rocce sono state soggette a dilavamento continuo dall'esterno e dall'interno, e da qui la loro natura carsica e le inevitabili correnti d'aria che le attraversano a causa delle differenti temperature tra esterno ed interno. Un flamen che ha origini nella notte dei tempi.
Mai più bel saluto ho avuto finora! Saluti appenninici, appunto. Dentro c'è la storia di tutta la terra che ci precede entrambi.
Appenninici (i saluti)

IL FLAMEN DEI MONTI (26 maggio 1995)
Che le montagne respirino
l'ho visto da piccolo.
Il fiato usciva dai fori
come polmoni stanchi
e io mi beavo del fresco
daciso e necessario flamen.
Di tanto in tanto
si sentiva scricchiolare le pietre
come costole ingessate che si aprono in tondo
e si vedeva l'orrido delle forre
toccarsi a piacimento.
Pensavo che respirassero
il profumo delle margherite.
Oggi non sento più scricchiolare
e non vedo più gonfiarsi le pareti rocciose.
Ma sento lo stesso il flamen del monte
che pervade la nostra vita.
E' il flamen dei morti
che dall'oblio dove li abbiamo cacciati
ci mandano segni d'eterno.

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